Che cos’è il dolore?
Il dolore a volte è difficile da spiegare.. ma se dovessimo definirlo come potremmo fare?Utilizzando infatti la definizione dell’International Association for the Study of Pain (IASP): il dolore è una spiacevole esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un danno reale o potenziale, o quantomeno descritta nei termini di tale danno.
Data questa definizione però bisogna chiarire bene cosa intendiamo per dolore, perché molto spesso viene fatta confusione con un altro termine.
Dolore o nocicezione? Facciamo un po di chiarezza
Dolore e nocicezione, molto spesso questi due termini vengono erroneamente usati con la stessa accezione, ma in realtà hanno due significati concettualmente diversi. Diciamo infatti che la nocicezione è il processo sensoriale che informa l’organismo di particolari stimoli, mentre il dolore è l’esperienza soggettiva di quest’ultimo.
Ad esempio quando urtiamo il gomito contro uno spigolo vengono stimolati recettori che attraverso particolari fibre chiamate Adelta (mieliniche) e C (amieliniche) trasmettono il segnale al talamo, questo processo viene detto “Nocicezione”.
Successivamente dal talamo il segnale viene elaborato in un network di aree specifiche quali la corteccia somato-sensoriale primaria e secondaria, l’insula, la corteccia anteriore del cingolo e la corteccia prefrontale. Queste aree chiamate matrice neurale del dolore, elaboreranno il segnale determinando come risposta appunto il “Dolore”.
Un’altra differenza tra i due processi è che la nocicezione agisce a livello subconscio, infatti è un’attività sempre presente che ha il fine di evitare danni tissutali, mentre il dolore viene percepito consciamente, per questo motivo viene influenzato anche dal contesto nel quale si manifesta e da strutture del sistema limbico quali ipotalamo, ippocampo e amigdala. Quindi il dolore è assolutamente soggettivo ed è anche determinato dal contesto bio-psico-sociale nel quale l’individuo si trova.
Quindi il dolore è soggettivo?
Sì, la percezione del dolore fisico è un’esperienza assolutamente soggettiva. Per valutare il dolore, il terapista non può fare altro che basarsi su ciò che il paziente riferisce e, solo in parte, sul suo comportamento. Ma anche tenendo conto di questa difficoltà di interpretazione del vissuto di una persona, gli studi e l’esperienza clinica testimoniano che l’esperienza del dolore è molto variabile da persona a persona, e dipende da un mosaico di fattori individuali.
Inoltre le moderne tecniche di analisi per immagini hanno permesso di chiarire un aspetto importante: anche l’attivazione cerebrale prodotta in persone diverse da uno stesso stimolo è differente. Ciò significa in altre parole che la soggettività del dolore è in qualche modo connaturata alla morfologia del sistema nervoso. Su questo fattore biologico si innestano poi altri elementi psicologici e sociali, che possono influire su come il dolore viene vissuto e su come viene raccontato.
Alessandro Mariotti Osteopata DO, Studio Volta
Bibliografia
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